venerdì 31 dicembre 2010

[Amiga] The Chaos Engine


Signori, Signore, semplicemente uno dei migliori giochi al mondo!

Un 'classico' (1993) top-down con ambientazioni steampunk.
Se qualcuno crede di conoscerlo meglio di me.. si faccia avanti.

Ambientazione

Sometime in the last century an experiment with time space and early computer created a bizzarre machine..

Altrough primitive, the machine became incredibly powerful and turned against its own creator.. 
Its power to corrupt time and matter was out of control. A cloud of chaos descended over the land. Humans and animals were turned into ravenous beasts..

The results were soon discovered..

In questo mondo Baron Fortesque, uno scienziato  sviluppa una macchina a vapore in grado di eseguire operazioni sulla natura stessa dello spazio tempo: Chaos Engine. Questa macchina inizia però a evolvere senza controllo riescendo ad assimilare il suo stesso creatore. La macchina inizia a creare macchine per la propria difesa e espandendosi scaraventa il Regno Unito nel caos. Per evitare il collasso del paese un gruppo di mercenari vengono assoldati per eliminare il problema alla radice.



Personaggi




 Sono disponibili all'inizio del gioco 6 personaggi:
















 - Navvie: il più potente espandibile e lento dei 6 personaggi. Adatto per il giocatore già maturo, specialmente se giocatore singolo. Arma secondaria (la dinamite) devastante.
- The Thug: il fratello stupido di Navvie. Armi inefficace, poca possibilità di crescere.
- Mercenary: leggermente meno potente di The Thug, arma simile, leggermente migliore, più intelligente.
- Brigand: il mio secondo personaggio preferito. Leggermente meno potente di Navvie, è più agile e versatile sin dalle prime fasi del gioco.
- Gentleman: poco potente, arma secondaria del tutto inutile (mappa)

- The Preacher (versione US: The Scientist) idem come gentleman - arma secondaria molto migliore.



Livelli e Dinamica di Gioco

L'avventura si sviluppa su 4 mondi di 4 livelli ognuno:

The Forest


Workshops




Fortesque Mansion


Sewers


Dopo ogni livello, sono disponibili le statistiche e le percentuali di successo:



Ogni due livelli, i crediti acquisiti uccidendo i mostri incontrati possono essere spesi per incrementare le caratteristiche del personaggio migliorando la portata  o la potenza delle armi, comprando vite o armi secondarie.



Ogni mondo, è rilasciata una password (secondo un codice che non sono riuscito a decifrare..) - ecco qui alcuni trucchi!

Sono disponibili diverse "uscite" da un livello che corrispondono ad altrettanti percorsi paralleli all'interno dei mondi. Queste vengono attivate mediante speciali piloni che si trovano in giro per il livello. Tali percorsi possono essere intrecciati e ovviamente sono più o meno facili e lunghi. Consiglio in generale: le uscite "B"!
 Press Reaction
“Combining stunning programming and excellent games design, The Chaos Engine is a true masterpiece." AMIGA FORCE

“The Chaos Engine is a classy slice of guns-blazing, gritted-teeth action” THE ONE

“There are so many avenues of gameplay it'll turn your head inside out... it'll take you months to get bored of this one!” COMPUTER & VIDEO GAME
Awards
SEGA Awards 1994 Best Action Game
SEGA Awards 1994 Best 3rd Party Game of the Year
POWERPLAY Multi Player Game of the Year


venerdì 17 dicembre 2010

[Politica] Manifestazioni


Altre suggestive immagini qui qui e qui.

Qual è il senso di una manifestazione? In che modo delle persone che pretendono di fare parte di una società civile, e quindi scelgono di impegnarsi, di manifestare, possono reagire e indignarsi? Ecco una riflessione, forse ingenua, forse parziale, troppo leggera, ma che condivido.

Di Roberto Saviano:

CHI HA LANCIATO un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.

Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un'altra Italia.

I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi, sono le solite, vecchie reazioni insopportabili che nulla hanno a che fare con la molteplicità dei movimenti che sfilavano a Roma e in tutta Italia martedì. Poliziotti che si accaniscono in manipolo, sfogando su chi è inciampato rabbia, frustrazione e paura: è una scena che non deve più accadere. Poliziotti isolati sbattuti a terra e pestati da manipoli di violenti: è una scena che non deve più accadere. Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta. Ridurre tutto a scontro vuol dire permettere che la complessità di quelle manifestazioni e così le idee, le scelte, i progetti che ci sono dietro vengano raccontate ancora una volta con manganelli, fiamme, pietre e lacrimogeni. Bisognerà organizzarsi, e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo.

Scrivo questa lettera ai ragazzi, molti sono miei coetanei, che stanno occupando le università, che stanno manifestando nelle strade d'Italia. Alle persone che hanno in questi giorni fatto cortei pieni di vita, pacifici, democratici, pieni di vita. Mi si dirà: e la rabbia dove la metti? La rabbia di tutti i giorni dei precari, la rabbia di chi non arriva a fine mese e aspetta da vent'anni che qualcosa nella propria vita cambi, la rabbia di chi non vede un futuro. Beh quella rabbia, quella vera, è una caldaia piena che ti fa andare avanti, che ti tiene desto, che non ti fa fare stupidaggini ma ti spinge a fare cose serie, scelte importanti. Quei cinquanta o cento imbecilli che si sono tirati indietro altrettanti ingenui sfogando su un camioncino o con una sassaiola la loro rabbia, disperdono questa carica. La riducono a un calcio, al gioco per alcuni divertente di poter distruggere la città coperti da una sciarpa che li rende irriconoscibili e piagnucolando quando vengono fermati, implorando di chiamare a casa la madre e chiedendo subito scusa.

Così inizia la nuova strategia della tensione, che è sempre la stessa: com'è possibile non riconoscerla? Com'è possibile non riconoscerne le premesse, sempre uguali? Quegli incappucciati sono i primi nemici da isolare. Il "blocco nero" o come diavolo vengono chiamati questi ultrà del caos è il pompiere del movimento. Calzano il passamontagna, si sentono tanto il Subcomandante Marcos, terrorizzano gli altri studenti, che in piazza Venezia urlavano di smetterla, di fermarsi, e trasformano in uno scontro tra manganelli quello che invece è uno scontro tra idee, forze sociali, progetti le cui scintille non devono incendiare macchine ma coscienze, molto più pericolose di una torre di fumo che un estintore spegne in qualche secondo.

Questo governo in difficoltà cercherà con ogni mezzo di delegittimare chi scende in strada, cercherà di terrorizzare gli adolescenti e le loro famiglie col messaggio chiaro: mandateli in piazza e vi torneranno pesti di sangue e violenti. Ma agli imbecilli col casco e le mazze tutto questo non importa. Finito il videogame a casa, continuano a giocarci per strada. Ma non è affatto difficile bruciare una camionetta che poliziotti, carabinieri e finanzieri lasciano come esca su cui far sfogare chi si mostra duro e violento in strada, e delatore debole in caserma dove dopo dieci minuti svela i nomi di tutti i suoi compari. Gli infiltrati ci sono sempre, da quando il primo operaio ha deciso di sfilare. E da sempre possono avere gioco solo se hanno seguito. E' su questo che vorrei dare l'allarme. Non deve mai più accadere.

Adesso parte la caccia alle streghe; ci sarà la volontà di mostrare che chi sfila è violento. Ci sarà la precisa strategia di evitare che ci si possa riunire ed esprimere liberamente delle opinioni. E tutto sarà peggiore per un po', per poi tornare a com'era, a come è sempre stato. L'idea di un'Italia diversa, invece, ci appartiene e ci unisce. C'era allegria nei ragazzi che avevano avuto l'idea dei Book Block, i libri come difesa, che vogliono dire crescita, presa di coscienza. Vogliono dire che le parole sono lì a difenderci, che tutto parte dai libri, dalla scuola, dall'istruzione. I ragazzi delle università, le nuove generazioni di precari, nulla hanno a che vedere con i codardi incappucciati che credono che sfasciare un bancomat sia affrontare il capitalismo. Anche dalle istituzioni di polizia in piazza bisogna pretendere che non accadano mai più tragedie come a Genova. Ogni spezzone di corteo caricato senza motivazione genera simpatia verso chi con casco e mazze è lì per sfondare vetrine. Bisogna fare in modo che in piazza ci siamo uomini fidati che abbiano autorità sui gruppetti di poliziotti, che spesso in queste situazioni fanno le loro battaglie personali, sfogano frustrazioni e rabbia repressa. Cercare in tutti i modi di non innescare il gioco terribile e per troppi divertente della guerriglia urbana, delle due fazioni contrapposte, del ne resterà in piedi uno solo.

Noi, e mi ci metto anche io fosse solo per età e per - Dio solo sa la voglia di poter tornare a manifestare un giorno contro tutto quello che sta accadendo - abbiamo i nostri corpi, le nostre parole, i colori, le bandiere. Nuove: non i vecchi slogan, non i soliti camion con i vecchi militanti che urlano vecchi slogan, vecchie canzoni, vecchie direttive che ancora chiamano "parole d'ordine". Questa era la storia sconfitta degli autonomi, una storia passata per fortuna. Non bisogna più cadere in trappola. Bisognerà organizzarsi, allontanare i violenti. Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l'ariete. I book block mi sembrano una risposta meravigliosa a chi in tuta nera si dice anarchico senza sapere cos'è l'anarchismo neanche lontanamente. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l'esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c'è chi li difende anche per loro, che c'è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l'Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l'unica battaglia che non possiamo perdere.
Ed ecco una risposta di uno studente.


martedì 7 dicembre 2010

[Linux] Perl

Perl è un linguaggio di programmazione (una specie di linguaggio interpretato (ma la questione non è banale)) che eredita molte delle caratteristiche del C, dell'awk, di sed e di chissà quanti altri linguaggi, creato nel 1987 da Larry Wall (un tipo.. interessante!).

Perl è un ottimo strumento per la manipolazione di stringhe e testo (leggi espressioni regolari) e per le sue caratteristiche è usato da moltissimi sistemisti. (Perl non è un acronimo, anche se ci si riferisce a questo linguaggio come al Practical Extraction and Report Language) pensato per essere facile da imparare e intuitivo (il motto preferito dai perlisti è TMTOWTDI). Questo NON significa che non possa essere utilizzato in modo del tutto incomprensibile. Il numero di moduli ne testimonia l'evoluzione a tutto campo.

http://www.perl.org/

per chi come me volesse cominciare

http://www.perl.org/learn.html


Barzelletta per voi

#!/usr/bin/perl
# joke1.pl
use strict;
use strict;
my @questions = qw(Java Python Perl C);
my @punchlines = (
    "None. Change it once, and it's the same everywhere.",
    "One. He just stands below the socket and the world revolves around him.",
    "A million. One to change it, the rest to try and do it in one line of code.",
    '"CHANGE?!!"'
);
print "Please enter a number between 1 and 4: ";
my $selection = <STDIN>;
$selection -= 1;
print "How many $questions[$selection] ";
print "programmers does it take to change a lightbulb?\n\n";
sleep 2;
print $punchlines[$selection], "\n";
                                                                (fonte: Beginning Perl, 3rd ed)

lunedì 6 dicembre 2010

[Film] Scandalo a Filadelfia



Voto:  7.5 

Il Film: ('eh.. mi sono un po' addormentata') 
Commedia americana centrata su una donna (magrissima) divorziata  e alle prese con un nuovo matrimonio. Reggono la scena i dialoghi, le gag e le relazioni tra i personaggi. Ci sono i giornalisti che fingono di essere amici, la protagonista che finge di essere innamorata, l'ex marito che finge di essere disinteressato...e nel frattempo si sviluppa il tema della figura femminile (dea o donna? emancipata o "tradizionale"?), il tema politico dell'essere americano (Filadelfia, città della costituzione) e delle differenze sociali e la critica ironica a una struttura borghese e rigida della buona società.

Trama

Tracy Lord è una viziata ed altezzosa ragazza dell'alta società di Filadelfia. Stanca del marito Dexter Haven divorzia e lo sbatte fuori di casa. Successivamente si innamora di George, un nouveau riche, buono e lavoratore ma anche un po' noioso, e decide di risposarsi. Dexter, sempre innamorato della ex moglie, incarica un giornalista di una rivista scandalistica di appiccicarsi alle costole di Tracy, cercando nel frattempo in tutti i modi di mandare a monte le nozze. Il giornalista riuscirà a far capire a Tracy chi ama in realtà.